I FormidAbili, il progetto per l’inclusione lavorativa di persone con disabilità intellettive che promuoviamo insieme alla società benefit (RI)GENERIAMO, arriva anche nel Negozio Leroy Merlin di Genova. Abbiamo chiesto a Giulia Sangineto, Responsabile Risorse Umane Leroy Merlin Genova, di raccontarci come il Negozio si è preparato e sta vivendo il progetto.

Quando avete iniziato a lavorare al progetto I FormidAbili?

Il progetto è partito alcuni mesi fa e i primi inserimenti stanno avvenendo proprio in queste settimane. Prima di tutto abbiamo avviato dei programmi di formazione, che per noi è un aspetto molto importante del progetto. Sia per il Comitato di Direzione, sia per il Tutor. Il quale tra l’altro è particolarmente sensibile al tema avendone esperienza a livello familiare, cosa che lo ha motivato ad aderire al progetto e a proporsi appunto per il ruolo di Tutor. Poi abbiamo investito tempo ed energie per far sì che tutto il Negozio conoscesse e fosse aggiornato sul progetto: teniamo conto che si tratta di un Negozio dalle dimensioni importanti, con duecento persone che ci lavorano e con dei ritmi piuttosto serrati anche in termini di flusso clienti, dove quindi la parte di animazione e culturale è rilevante. Del resto è fondamentale che quando avviene l’inserimento di una persona, non solo la persona deve essere pronta, ovviamente, per il lavoro che è chiamata a fare, ma anche il contesto deve essere pronto ad accoglierla. Infine, per la fase di selezione e per l’inserimento abbiamo attivato una collaborazione con enti del territorio, il rapporto coi quali è sempre stato uno dei nostri focus anche in altri progetti di inclusione su cui abbiamo lavorato in passato.

Su quali altri progetti di inclusione il Negozio si è già impegnato in passato?

Posso portare due esempi in particolare. Il primo riguarda un progetto, su cui abbiamo collaborato con la Regione Liguria, per l’inclusione di una persona portatrice di disabilità, di età senior, che per via di un grave problema di salute era stata costretta a chiudere l’attività in proprio che gestiva. Eravamo nel pieno dell’emergenza Covid-19, quindi in un periodo di per sé molto complicato, e con questa persona abbiamo avviato un tirocinio nell’ambito di un progetto della Regione. Il tirocinio si è poi trasformato in un contratto a tempo indeterminato e posso dire che ora, con grande soddisfazione sua e nostra, questa persona è uno dei nostri migliori venditori. Il secondo esempio è la storia di Miguel, che ha iniziato a lavorare con noi alcuni anni fa attraverso una borsa lavoro. Un percorso diverso, quindi, che abbiamo intrapreso in collaborazione con l’UCIL, una realtà che opera appunto attraverso strumenti come le borse lavoro finalizzati all’orientamento e all’inserimento lavorativo di persone in situazione di vulnerabilità, come ad esempio rifugiati politici. Miguel è arrivato in Italia dopo grandi peripezie, la sua è una storia tanto bella quanto drammatica. Oggi è integrato molto bene nel nostro gruppo e ha un contratto a tempo indeterminato.

Come ha vissuto il Negozio lo «sbarco» de I FormidAbili?

Siamo a dir poco entusiasti di partire nel nostro Negozio con questo progetto! Anche perché al nostro interno abbiamo sempre avuto molto a cuore il tema dell’inclusione e lo abbiamo di conseguenza vissuto in modo particolarmente ampio. Tendenzialmente il nostro è un Negozio molto aperto, perché negli anni si è, come dire, allenato a vivere esperienze di questo genere. Ad essere inclusivo.

Come definirebbe un’azienda inclusiva?

È un’azienda che crede ma soprattutto pratica l’inclusione, concretamente e in senso ampio. Per noi essere un’azienda inclusiva vuol dire senza dubbio attivarsi per inserire persone che hanno tipologie specifiche di difficoltà, che rendono loro non semplice accedere o rientrare nel mercato del lavoro. In senso più ampio, però, si tratta di non avere barriere, prima di tutto barriere mentali e concettuali, rispetto a tutta una serie di elementi che generalmente sono considerati limitanti riguardo al contributo che una persona può offrire: ad esempio l’età magari un po’ avanzata, le problematiche di ordine fisico, la non familiarità con i nuovi strumenti digitali. Se hai un atteggiamento inclusivo, dai la possibilità alle persone di esprimere le loro potenzialità al di là di qualsiasi limitazione: la persona di cui parlavo nell’esempio che ho raccontato prima ha una grandissima esperienza e ciò gli consente di saper rispondere correttamente, fornendo assistenza e informazioni, al bisogno del cliente. Che alla fine è quello che in Negozio cerchiamo di fare ogni giorno. Essere inclusivi significa essere aperti all’accoglienza, all’accompagnamento, ad abbracciare l’intero spettro delle difficoltà che oggi esistono nel mondo del lavoro. E che un’azienda inclusiva deve imparare ad affrontare, ponendosi anzi rispetto ad esse con un ruolo attivo, da protagonista.

Che impatto hanno questi progetti sulla vita del Negozio?

L’impatto si registra sotto più dimensioni. Ma soprattutto voglio chiarire una cosa: qui non si tratta di fare filantropia, ma di un investimento con forti caratteristiche sociali che poi ti ritorna indietro, tutto. Un ritorno che si vede ad esempio in termini di qualità del lavoro. Di benessere sul luogo di lavoro. Ma anche di costruzione di una cultura diffusa dell’inclusione, che aiuta moltissimo a realizzare e far funzionare al meglio progetti come questo, ma anche altri, dove spesso bisogna avere il coraggio di buttare il cuore oltre l’ostacolo, di provare. Essere inclusivi, ribadisco, non significa solo parlarne, ma mettere a terra delle azioni concrete. E la concretezza crea valore, anche economico: oggi non potremmo più fare a meno di tutte le persone che abbiamo inserito, di cui a volte ancora ci stupiamo per la qualità del lavoro che sanno offrire. Sono fondamentali per aiutarci a creare valore, sociale oltre che economico.

Posted by:rigeneriamoit

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